Premiati
6° Concorso Letterario Nazionale Amilcare Solferini 2023
Premiati
2° Concorso Lingua Piemontese
Gipo Farassino 2023
Mattonelle Inciampare nella Cultura
Le Vie dei Poeti a Orio Canavese
Percorso Arduinico
11 Gennaio 2025
Un Ringraziamento speciale a tutta l'amministrazione comunale , in particolare al sindaco Sara Ponzetti , alla Proloco di Orio Canavese , Albino Contiero , Barbara Boerio , Laura Lepore, Enzo Mardegan e La Castellamonte che si sono spesi per portare a Orio Canavese il percorso poetico Le Vie dei Poeti Tra le vigne e Parigi
Pubblicazione editoriale
IL paese dei Poeti
Tra le vigne
e Parigi
Inaugurazione
Il Paese dei Poeti
Tra le vigne e Parigi
Presentazione del volume
Il Paese dei Poeti
Tra le vigne e Parigi
Una Storia
1867: la dedizione premiata.
Qui passeggiate nella memoria.
15 mattonelle e 15 personaggi.
Per una storia vera.
L'amore dell'uomo per la terra
la collina le viti il vino.
Voi che leggete, meditate.
Anche Parigi s'inchinò.
Giovanni Ponzetti
Geolocalizzazione Stele a Orio Canavese
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
Giovanni Ponzetti
Passo Divino
E l'avventura prosegue a passo di vino
delizia terre distanti paesi lontani
oltre le Alpi oltre l’Oceano.
Poi il 1889 è di nuovo Parigi.
Un ferro possente si erge a dominio.
La Tour Eiffel attende stupore e brindisi.
E ancora una volta il vino di Orio è lì
prelibato invitato alla festa mondiale.
Ora anche tu viandante riempi il calice
e medita la storia che fu...
Giovanni Ponzetti
Geolocalizzazione Stele a Orio Canavese
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
Giovanni Ponzetti
L'ESPOSIZIONE UNIVERSALE
Parigi 1867
Bienvenue, mesdames et messieurs!
Bienvenue dans la Ville Lumiere!
Bienvenue à sa Majestè Imperiale
Napoleon III
Bienvenue à l'Exposition Internationale!
Actis Grosso Alessandro
Actis Grosso Alessandro
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 265
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL MASTRO POTATORE PIETRO DEL BAGNÖL
In sorte ebbi di nascere accosto al castello.
Imparai a rendere giusti i tralci.
Il conte e la contessa mi dissero Artista.
Non so se lo fui ma quando sarò chiamato
mi accompagnerà il profumo del mosto.
Giovanni Ponzetti
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 264
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
GLI ORIESI
Presenti come il sorvolare del falco.
Orgogliosi del suolo di appartenenza
Operosi come il fervere costante del mosto.
Orio, il paese, la sua storia, la sua cultura.
Umberto La Marra
Umberto La Marra
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 263
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
LA CONTESSA
La dolcezza di mani che accarezzano pampini e grappoli
Il nettare nel bicchiere.
Meraviglia, commozione. Un sogno.
Di questa indicibile bellezza... sono Contessa
Gabriella Coda
Gabriella Coda
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 262
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL BOTTAIO TOMMASO ED PUNSÀT
Da qui volevo andare via, scappare lontano
arrugginiti gli attrezzi, inutili le mani.
Poi dal castello arrivò nuova vita.
Eccomi – dissi - sono di nuovo con voi.
Lino Tommaso
Lino Tommaso
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 261
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL BOTTAIO DOMENICO DEL SUBRIN
Imprimo in questa botte
l'impegno e la volontà della gente
che come me di questo paese
vuole si ricordino le cose belle.
Albini Andrea
Albini Andrea
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 260
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL CASTELLO
Sorgono alle mie radici distese di filari
scorgo uomini affaccendarsi, a vendemmiare accaldati
coraggio, contadini, presto sarete premiati
sarò pur di modesta pietra ma il mio vino pari non ha
Caterina Castellano
Caterina Castellano
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 259
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL CONTE
Il conte aveva creduto in quei vigneti.
E ora Parigi attendeva i suoi vini
l’orgoglio e la fierezza del suo lavoro
Tenacia e caparbietà finalmente premiate.
Era pronto a far conoscere al mondo la sua terra.
Ilde Berta
Ilde Berta
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 258
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
LE VITI
Filari e filari sulla collina oriese
leggero lo zefiro a smuover le foglie
e il brillare del sole sui frutti generosi
sia onore a Bacco. Alla terra e al bello.
Matteo Gallenca
Matteo Gallenca
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 257
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
LA COLLINA
Dolce e superba è la collina di Orio.
Dà vigore alle viti e al vino.
Il vino che Parigi ha definito... Prelibato.
I Compensali
I Compensali
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 251
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
La Francia
Un onore e un vanto,
l’Expo in Francia è un incanto.
E un piccolo borgo, Orio Canavese
stupirà tutti con vinicole sorprese.
Igor Gribaldo
Igor Gribaldo
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 252
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
IL VINO
Questa è arte oriese
un succo dolce forte quasi liquore
Questo liquido sopraffino
che soltanto può essere di...vino
Marco Motto Ros
Marco Motto Ros
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 256
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
PARIGI
Monsieur de la Tour
guardando lontano sovra questi muri
grandi e prelibati vini produsse.
Con gran lode premiati... financo a Parigi.
Carlo Currado
Carlo Currado
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 255
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
I Premi
Il vino di Orio è “ Prelibato “, “ Distinto “
Francesi, Tedeschi, Irlandesi lo han premiato.
Medaglie d’oro e d’argento
Finalmente, una storia vera, a lieto fine.
Laura Roldi
Laura Roldi
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 253
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
Le Botti
Magiche e legnose fortezze,
per un delicato tesoro.
Al loro interno i sapori s'intrecciano,
come la vite da cui tutto nasce.
Marco Actis Piazza
Marco Actis Piazza
Geolocalizzazione Mattonella
Orio Canavese n° 254
Via Montalenghe
Via Borgonovo
Via Parrocchia
ITALIA, PIEMONTE, CANAVESE, Orio Canavese
Tra le vigne e PARIGI
Orio Canavese, 1866.
La collina respira il leggero vento che muove dolcemente le foglie delle viti e ne accarezza i grappoli maturi; non c'è fretta e ancora meno concitazione, solo il ponderato fervore dei lavoratori in vendemmia. Di certo saranno premiati anche quest'anno una buona vendemmia; Pietro del Bagnöl, il giovane mastro potatore, era sicuro: “se non tempesterà, credetemi... grande uva, grande vino”.
E così sembra debba essere; ora gli oriesi sono al lavoro e sentono che dall'alto il castello li osserva, li tranquillizza, li rassicura. In paese c'è fiducia e animi calmi.
Più o meno nello stesso tempo succede che in altri posti non vi sia la medesima calma.
Francia, 1865. Parigi è una città in grande ristrutturazione edilizia e in palese subbuglio; fra due anni inizierà la seconda Esposizione Universale e c'è molta attesa per questo evento che durerà ben nove mesi, da marzo a novembre del 1867: così ha deciso Napoleone III, all'apice del Secondo Impero.
Parigi è Parigi! È il simbolo della Grandeur francese... Ça va sans dire... Non si discute.
Sullo Champ-de-Mars, ben 42 paesi presenteranno le eccellenze di tutti i loro settori produttivi.
La Francia, Paese in straordinario fermento industriale e tecnologico, è anche terra di grande agricoltura, in particolare di Grandi Vini.
È pronta all'accoglienza e alle novità ma forse non completamente pronta alle sorprese, specie nel settore del vino e specie se le sorprese provengono dall'Italia, nello specifico da una piccola zona nel nord del Piemonte chiamata Canavese.
Ed è proprio in queste terre che si muove con successo un personaggio importante e influente alla corte dei Savoia destinato a fare, anche, la storia del piccolo borgo di Orio Canavese: il conte Vittorio Amedeo Sallier de la Tour.
Durante la prima metà del XIX secolo, nel 1833 per la precisione, Vittorio Amedeo Sallier de la Tour (Governatore generale di Torino, Vicepresidente annuale del consiglio di stato, Senatore del regno, solo per citare alcune delle cariche presso il Regno Sabaudo) acquista il castello di Orio Canavese con annessi i terreni coltivati prevalentemente a vigneto.
È affascinato soprattutto dalla sua posizione: svetta dalla cima della collina, sulla quale è adagiato il paese, a un'altezza di 450 metri e da lì guardando a sud domina la vasta pianura che arriva a Torino lasciando intravedere le Alpi Marittime, a nord la vista spazia fino al monte Rosa, a ovest sono il Monviso e le Alpi Graie a regalare bellezza, verso est si dice che nelle giornate particolarmente limpide si indovini la guglia del duomo di San Gaudenzio a Novara. Insomma, uno spettacolo!
In più, come detto, la proprietà vanta anche discreti vigneti, destinati a un insospettabile futuro. Vittorio pone mano a importanti restauri, aggiungendo un’ala al castello e prestando nel contempo molta attenzione alla cura delle vigne nelle quali intravede un sicuro avvenire; l'eredità lasciata al figlio Carlo Felice, che ne fu il degno prosecutore, è stata quindi non solo di beni materiali ma gli trasmise anche l'attenzione e la dedizione che già lui aveva posto nei confronti dei vigneti del castello.
Il destino volle essere ancora più benigno: Carlo Felice Sallier de la Tour sposò la contessa Marta Ruinart de Brimont, discendente della più prestigiosa casa francese produttrice di champagne, e insieme con lei diede un forte stimolo alla coltivazione della vite impiantando vitigni di Borgogna, bordolese e altri provenienti dalla Spagna e Portogallo, senza disdegnare i ceppi locali, in primi l’Erbaluce, poi anche Neretto, Nebbiolo e Barbera. La finalità del lavoro ebbe da subito come punto fermo e inderogabile la qualità, senza compromessi: si sarebbe prodotto anno dopo anno un vino capace di destare stupore ad ogni assaggio, ad ogni bicchiere, fosse esso Erbaluce, Nebbiolo o proveniente da qualsiasi altro vitigno. Tutti avrebbero dovuto chiedersi da dove arrivava chi lo produceva. Va da sé che esistono al mondo almeno due regole da rispettare per ottenere buoni risultati in tutti i settori in cui ci si cimenti: occorrono buone materie prime e buoni conoscitori del mestiere. In questo caso specifico il mestiere è anche dedizione perché la vite vuole attenzioni continue, il vino deve essere trattato con i riguardi riservati a un'opera d'arte perché è esso stesso un'opera d'arte; e allora tutto nel castello viene sistemato e messo in ordine, i vigneti pronti, in attesa del tocco che sorprenda.
Marta e Carlo iniziano l'avventura con grandi cambiamenti, cominciando dalla cantina: servono nuove botti e qualcuno esperto che le costruisca, anche se ovviamente si possono acquistare già pronte all'uso e Marta Ruinart sa benissimo che le basterebbe schioccare le dita e dalla Francia arriverebbero tutte le botti necessarie, ma non sarà così perché lei e il conte Carlo la pensano diversamente perché dai francesi acquisteranno solo legno scelto di farnia, considerato il più adatto per l'invecchiamento dei vini rossi di qualità; altro particolare: le botti più piccole saranno da mille litri, misura ritenuta minima perché il legno possa trasferire più qualità al vino, caratteristica questa che l'uomo scopre poco a poco; in una botte grande il vino si affina e migliora meglio di una piccola, con le dovute cautele e attenzioni. Questo dettaglio, non di poco conto, la dice lunga sulle aspettative del conte Carlo Sallier de La Tour e della moglie contessa Marta Ruinart de Brimont.
Il destino vuole che in paese vi siano due bravi bottai che all'occorrenza fanno anche altri lavori di falegnameria: Domenico del Subrin e Tommaso 'd Punsàt, entrambi benvoluti in paese. Il conte se li ricorda come due uomini assai diversi fisicamente e caratterialmente: asciutto e di media statura, sempre in movimento, lavoratore instancabile e sovente frenetico, così come nel parlare, il Domenico, tanto che in paese dicevano discutesse anche con le sue botti mentre ne lavorava il legno; Tommaso per contro era completamente diverso, già dalla corporatura, che aveva massiccia, e dai modi posati, e una calma contagiosa anche se comunicare con gli altri lo interessava ben poco ma, quando proprio non poteva farne a meno, non risparmiava frecciate a chi se le cercava. Per la verità va detto che qualcosa c'era che li univa, una caratteristica un poco insolita considerando il loro mestiere: entrambi non bevevano vino... completamente astemi. Pur essendo, come detto, due validi artigiani del legno, a causa del poco lavoro uno dei due, Tommaso, sta pensando di cercare fortuna da un'altra parte ma anche qui il destino fa la sua parte: non ce ne sarà bisogno, con le nuove botti da costruire nessuno per il momento sarà costretto a lasciare Orio. A Marta e Carlo occorre anche un mastro potatore che dovrà insegnare ai contadini i segreti della vigna e qui la cosa è più semplice del previsto dato che il Pietro del Bagnöl, già alle dipendenze del conte Vittorio, è persona valida e affidabile e tra l'altro, a differenza dei bottai che abitano nella parte bassa del borgo, lui sta in una casa appena sotto il castello nella stessa via della cascina dei conti; Pietro è curioso, sempre alla ricerca di soluzioni nuove e più funzionali che possano migliorare e facilitare il lavoro, ben venga lo studio e la modernità: questo il suo modo di pensare, la frase che spesso ripete nei suoi discorsi.
Quando gli comunicano che dovrà andare in Francia per apprendere nuove tecniche di potatura e vinificazione oltre a i imparare i primi rudimenti in modo da provare a spumantizzare quel ben di Dio che è l'Erbaluce, per lui è il regalo più grande che i signori del castello potevano fargli, quindi parte e si getta a capofitto nella nuova avventura.
I conti Marta e Carlo sono soddisfatti, i loro programmi sono a buon punto e non resta che cominciare; apparentemente è tutto come prima, c'è un castello su di una collina, dei vigneti, delle persone pronte al lavoro ognuno con un compito ben definito e in paese la gente aspetta per potare, curare le viti e poi vendemmiare. Tutto nella norma. Con una sostanziale differenza, però: non basterà più fare vino buono come era d'abitudine, i conti spiegano ai volenterosi oriesi che da ora in avanti sarà necessario fare vino molto buono, anzi ottimo; perché dovrà essere un vino prelibato, da servire anche su tavoli prestigiosi, di eccellenza. Ma non solo: perché non portarlo a quelle manifestazioni che negli ultimi tempi stanno entusiasmando le folle nelle grandi città? Questa l'idea e si comincerà proprio da Parigi. Alla seconda Esposizione Universale. Alla corte di Napoleone III. Nientemeno. E poi il destino ci metterà del suo... neanche lontanamente il conte Carlo parlando di vino prelibato poteva immaginare cosa avesse in serbo. Si cominciano quindi i lavori, le grandi cantine del castello stanno appena più sotto, a mezza collina, vicino alla chiesetta dedicata a San Carlo sulla strada che va verso Montalenghe. Sono la parte sotterranea della cascina di proprietà dei conti. È lì che inizia la differenza. Il vino verrà messo nelle botti di quel particolare tipo di rovere, considerato il miglior legno nel quale farlo riposare e invecchiare splendidamente. I due bottai, ospitati in cascina con le loro attrezzature, si dividono in armonia il lavoro in base alla grandezza delle botti: Domenico del Subrin farà quelle un poco più piccole, a Tommaso 'd Punsàt toccheranno le grandi. Passa il tempo e qualche vendemmia e si avvicina la data della Esposizione Universale di Parigi ma nessuno, tranne i conti, era al corrente né che a Parigi ci fosse un'esposizione, né tanto meno che un vino di Orio vi avrebbe partecipato, e allora Marta e Carlo provvedono a dare la notizia scegliendo il giorno dedicato all'assaggio del primo vino spillato dalle nuove botti. Per l'occasione radunano una piccola folla: il mastro potatore Pietro con i nuovi apprendisti, i due bottai Domenico e Tommaso più una buona parte dei vendemmiatori.
Il discorso del conte, come d'abitudine, è quasi laconico:
“Ringrazio tutti per la dedizione dimostrata e vi comunico che il nostro vino lo porteremo alla Esposizione Universale di Parigi che inizierà a marzo del prossimo anno, e adesso assaggiamo il contenuto di un paio di botti... che i nostri due bottai hanno costruito...”.
Fu Marta di Ruinart ad avere l'onore di spillare e assaggiare per prima. Poi toccò al conte e a turno tutti gli altri. In un silenzio appena inframmezzato da schiocchi di labbra e lieve tintinnio di bicchieri.
La sorpresa fu grande, tutti speravano di assaggiare un buon vino ma nessuno era preparato a un vino come quello appena gustato. “Mai bevuto finora un vino così buono!” disse Pietro scandendo le parole. C'era veramente poco da aggiungere, però a nessuno poteva sfuggire una semplice constatazione, vale a dire che c'era stata una unione di intenti quasi incredibile: tra chi comandava fino agli ultimi manovali si era venuta a formare dal nulla una squadra, cosa per niente scontata, e insieme avevano lavorato bene e in armonia.
E infine ecco arrivato il grande momento!
Si va a Parigi, dove l'Esposizione Universale accoglierà durante i nove mesi di apertura una cifra di visitatori inimmaginabile per quei tempi, infatti saranno ben quindici milioni le persone che si godranno la grandeur de Paris. E si perderanno tra i prodotti di ben 50.226 espositori.
Tra questi vi saranno anche la contessa Marta Ruinart de Brimont e il conte Carlo Sallier de La Tour con il loro vino prodotto nei vigneti del castello di Orio Canavese.
Gli organizzatori dell'Esposizione Universale curarono tutte le varie manifestazioni con grande attenzione e professionalità riscuotendo un successo memorabile.
La Cerimonia di Premiazione dei vincitori del concorso dei vini, fu curata nei minimi particolari al fine di aumentare l'emozione per l'attesa del risultato finale; venne divisa in due distinti momenti: comunicazione e premiazione; tre settimane prima della cerimonia di assegnazione dei premi arrivò ai partecipanti la notizia che i loro vini si erano classificati tra i finalisti. E quindi avevano diritto a un premio.
Il messaggio, scritto su un elegante cartoncino, recava un testo conciso, essenziale:
La Signoria Vostra è invitata alla Cerimonia di Premiazione dei Vini che si terrà a partire dalle ore quindici di domenica 23 giugno c.a. nel Grande Padiglione Centrale.
Poche parole ma sufficienti a scatenare stupore ed emozioni indimenticabili nei due castellani del piccolo borgo di Orio Canavese. Come tutti i partecipanti anche loro si erano augurati per lo meno di non passare inosservati...
Invece la contessa Marta Ruinart de Brimont e il conte Carlo Sallier de La Tour non solo non passano inosservati ma sono addirittura tra i finalisti, tra i Premiati.
Neanche la fantasia più rosea e sfacciata sarebbe arrivata a tanto.
Addirittura un Premio alla Esposizione Universale di Parigi...
La motivazione poi fu ancora più sorprendente; vennero premiati definendo i vini dei vigneti oriesi con un prestigioso aggettivo: Prelibati!
Un successo incredibile, il riconoscimento per anni e anni di tenace e duro lavoro portato avanti da un gruppo di persone che aveva creduto fino in fondo a qualcosa ritenuto sovente utopia e cioè che prima o poi la qualità avrebbe pagato.
Nei decenni successivi i vini dei vigneti del castello di Orio si presero ancora grandi soddisfazioni partecipando a importanti manifestazioni e fiere mirate vincendo la Medaglia d'Argento in una Mostra Internazionale svoltasi in Italia; ma non basta ancora: in un concorso tenutosi in Germania il premio fu la Medaglia d’Oro quale miglior vino in assoluto. Venne anche la volta dell'Irlanda, a Dublino, dove i vini oriesi suscitarono grande curiosità e interesse e furono premiati dalla giuria che li classificò come Distinti. Il fato intanto stava preparando un ulteriore, impensabile riconoscimento: nel 1889, dal 6 maggio al 13 ottobre si tiene a Parigi l'Esposizione Universale e il 16 maggio avviene l'inaugurazione del monumento destinato a essere il simbolo con il quale la Francia moderna verrà conosciuta nel mondo, cioè la Tour Eiffel, possente monumento di acciaio a guardia della città. L'evento è proporzionato alla Torre, vale a dire grandioso e gigantesco in tutto, anche nei numeri dei visitatori: ben 32 milioni di persone accorrono da ogni parte del mondo. Naturalmente è l'occasione per Grandi discorsi, Grandi banchetti, Grandi brindisi, e qui sta la stupefacente sorpresa perché tra i vini stappati per i festeggiamenti c'è anche l'Erbaluce dei conti di Orio. Incredibile ma anche la Tour Eiffel è stata conquistata dal fascino dei vini oriesi. C'è poco da aggiungere e i fatti parlano da soli: in un quarto di secolo la piccola collina oriese ha regalato eccellenze a mezza Europa. Naturalmente anche i premi contribuiscono a decenni di floridità per il paese grazie all'accoglienza che i vini dei conti incontravano sul mercato. I vigneti e gli uomini che a loro credettero e vi si dedicarono meritano una riconoscenza che non dovrebbe mai essere dimenticata.
(Soprattutto volendo fare un paragone con quello che si vede ai nostri giorni).